I Sogni di René Magritte abbinati al vino balsamico e terroso delle langhe.


L’impero delle luci (1953/54), Peggy Guggenheim Museum – Venezia

La maggior parte delle persone ogni notte per almeno due ore sogna.

In una vita media passiamo quasi 6 anni a sognare (esclusi i sogni ad occhi aperti). 

Eppure, pochi ricordano il contenuto dei sogni.

Sigmund Freud suggerisce che i pensieri confusi e illogici, come i sogni, fatichiamo a ricordarli perché la nostra mente li ritiene inutili.

Oggi racconterò il dipinto che meglio rappresenta il mondo onirico, il mistero, il surreale: L’impero delle luci di René Magritte.

E poi lo abbinerò a un vino balsamico e terroso realizzato da un viticoltore “silenzioso” quanto Magritte.

Nei primi anni del 900, uno dei libri più ricercati e letti negli ambienti artistici, era L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud (un po’ come oggi lo sono i libri sull’Intelligenza Artificiale). 

A quel tempo scoprire che la nostra coscienza è come un iceberg, sommersa per l’80% in un mare di pensieri, ricordi ed emozioni accessibili attraverso i sogni, spalancava la creatività artistica verso un mondo nuovo. 

Come spesso accadeva i poeti erano i primi a tracciare una via e un certo André Breton, folgorato dal libro di Freud, fondò il Surrealismo.
Era un movimento artistico che nel suo manifesto Breton scriveva: «Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero […] in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.»

I vostri sogni sono moralmente accettabili?

Il salone di Dio (1948), Collezione privata

Renè Magritte, già a 20 anni, era attratto da questa realtà “parallela”. Forse perché la vita a 14 anni lo aveva spinto a cercare risposte alla domanda: perché mia madre si è uccisa?

Il Surrealismo per René è poesia visiva, e un processo, come lo sono i sogni, per rielaborare la vita vissuta.

I suoi uomini (alter ego) volanti, le finestre infinite, le nuvole di pietra, le foglie albero, i volti nudi, gli occhi con il cielo, gli amanti con il velo, la notte di giorno sono tutte immagini di realtà riconoscibili e impossibili.
Ma non per i sognatori!

L’impero delle luci rappresenta una realtà che possiamo osservare ogni giorno, ma in tempi diversi.  
René così la descrive: 

«Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e di notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia.»

René Magritte

La casa nel linguaggio dei sogni rappresenta il corpo umano, mentre il cielo la mente.

Che il primo sia al buio e il secondo in luce è solo uno stato temporaneo. 
E René lo dichiara con l’opera Il Salone di Dio, dipinta con la sua tranquillità silenziosa che lo ha contraddistinto da tutti gli artisti dell’epoca.

Come a ribadire che dare importanza ai sogni, fa bene alla realtà.


Dolcetto d’Alba

C’è una figura della viticoltura langarola che ha portato avanti in maniera discreta e riservata la sua idea di vino e ha tenuto alto il nome di un vitigno come il Dolcetto, diventandone il simbolo. 

Lui è Flavio Roddolo, un vero e proprio artigiano del vino, personaggio solitario, introverso come i suoi vini, senza troppi fronzoli e mai smoderato.

Il suo Dolcetto possiede quelle caratteristiche di cui una volta fatta esperienza rimangono indelebili nella memoria: un vino balsamico e terroso, la cui tipica rusticità è smussata da una composta eleganza. Succo vivo e morbidezza coniugati con massima maestria, pazienza e fatica.

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