Frida Kahlo è stata presa a morsi dalla vita e, nonostante ciò, non ha perso la fiducia in essa. L’abbinamento va con un vino di carattere forte e solare come il cannonau.


Le due Frida (1939) Museo de Arte moderna, Città del Messico

Se il valore delle cose che fai è dato dal percorso che fai per ottenerle, allora Frida Kahlo è tra i più grandi artisti della storia.

Oggi vi racconterò di una donna messicana presa a “morsi” dalla vita e, nonostante ciò, non ha perso la fiducia in essa intitolando il suo ultimo dipinto: “Viva la vida!”. L’abbinamento va con un vino dal carattere forte e solare come il cannonau di Elisabetta Pala.

Frida Kahlo a 18 anni studiava in una scuola tedesca a Città del Messico e voleva diventare un medico, forse, per via degli attacchi epilettici del padre pittore a cui era molto legata.

Il 17 settembre del 1925 Frida era innamorata e ricambiata da Alejandro, un compagno di scuola che quel giorno la stava accompagnando a casa. L’autobus su cui viaggiavano venne investito da un tram.

Non descriverò la truce cronaca delle ferite, è sufficiente un numero:
32 operazioni chirurgiche ricostruirono il corpo di Frida.

Nei due mesi successivi, Frida non si alzerà dal letto, ma inizierà a dipingere. E non smetterà più.

La sua immobilità la spingerà a esplorare sé stessa, il proprio corpo.
I primi dipinti sono quasi tutti autoritratti.

Potremmo considerarla l’artista dei selfie.

La sua prospettiva autobiografica, autoreferenziale ha molto in comune con il fenomeno attuale dei social in cui autoritratti o frammenti della propria vita sono il tema più narrato.

Tuttavia, c’è una sostanziale differenza tra la ricerca del sé di Frida e quella delle persone di oggi sui social. Quella che passa tra il narcisismo sano che rinforza l’autostima e il narcisismo patologico che distorce la realtà. 

Frida, in un corpo rammendato e dolorante, inizierà una nuova vita da artista. La sua personalità estroversa, intraprendente e aperta la porteranno, 4 anni più tardi, all’altare con l’artista più celebre del Messico: Diego Rivera, maestro dell’arte popolare messicana (un antesignano degli street artist).

Frida e Diego viaggiano negli Stati Uniti e in Europa, frequentano artisti, intellettuali e rivoluzionari. In particolare Frida si legherà alla fotografa italiana Tina Modotti.

Ma la vita morde ancora.

Frida tra i 22 e 32 anni avrà tre aborti causati dalle ferite derivanti dall’incidente, mai completamente guarite.

Il marito Diego affettuoso si scopre fedifrago. Lei lo perdonerà più volte fino a quando non scopre che l’ha tradita con la sorella Cristina.

Frida reagisce e dopo aver dipinto sé stessa, i suoi dolori, la flora, fauna e tradizioni messicane, crea un’opera straordinariamente grande e simbolica:

le due Frida.

Viva la Vida!(1954) Museo de Arte moderna, Città del Messico

Realizzare un autoritratto con due versioni di sé, credo sia un ottimo esercizio introspettivo.

I romani avevano il mito di Giano bifronte. Probabilmente Frida, da simpatizzante dei surrealisti, conosceva le teorie di Freud sull’inconscio e di Jung sugli archetipi.

Realizzare una sé in abito bianco e moderno con una sé in abiti colorati e tradizionali rappresenta per Frida il conflitto interiore tra ciò che era e ciò che voleva essere: la sposa legata a un uomo o la donna legata alle sue origini.

La risposta è nel taglio di quell’arteria che unisce i due cuori.

Una risposta difficile per una donna nelle sue condizioni fisiche, inevitabile per una donna con il suo spirito.

Credo siano questi i motivi che rendono questo dipinto tra i più apprezzati di Frida, un’artista simbolo della femminilità forte, non stereotipata e sensibile. Un’icona di donna resiliente ai morsi della vita.

E dipingere un’opera piena di colore, dolcezza e calore, intitolandola “Viva la Vida!”, dopo che la tua gamba destra è stata amputata, dà ancora più valore a tutto ciò ha fatto.

Il suo addio?
“Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”


Nau, Cannonau di Sardegna, Mora & Memo

Nel sud della Sardegna una giovane Elisabetta Pala coltiva il vino con uno spirito “fridiano” e le sue parole lo confermano: 

«Essere se stesse e portare avanti con coraggio e determinazione quello in cui si crede, i propri ideali. E’ fondamentale non arrendersi mai, soprattutto davanti ai mille ostacoli che una donna produttrice incontra lungo la strada» 

Nau della cantina Mora & Memo è un Cannonau di colore rosso rubino intenso con unghia violacea, impenetrabile.

Profumo di piccoli frutti rossi e note speziate e di caffè. Morbido ed elegante nei tannini ma di grande struttura e piacevolezza.

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